Negli ultimi tempi, grazie agli sviluppi del settore del gioco condizionati dalla pandemia, si sta diffondendo una tesi secondo cui una riduzione dell’area del gioco legale favorisce quello illegale. La dimostrazione si è avuta proprio nel periodo del lockdown e successivamente in quello che ha visto la chiusura delle sale gioco. In questa occasione, le Forze di Polizia, ADM e altri operatori di gioco (tra cui i casinò online stranieri) avevano notato un forte aumento del gioco illegale. Dunque, la convinzione che il gioco illegale si nascondesse anche tra le fila di quello legale, e che vietando l’uno si potesse sconfiggere anche l’altro, è stata prontamente abbandonata.
Un’ulteriore presa di coscienza da affrontare sarà quella di rendersi conto che il gioco illegale è molto più pericoloso di quello legale in termini di salute pubblica. Cosa non facile, dato che solo dopo la diffusione del gioco legale si è iniziato a parlare di “disturbo da gioco d’azzardo”, problematica completamente ignorata in precedenza.
A tal proposito gli osservatori hanno iniziato ad analizzare il gioco illegale perché i controlli o le ispezioni tradizionali dei punti vendita non bastano più: servono in affiancamento nuovi strumenti di contrasto. Dunque è importante capire prima di tutto come si manifesta il gioco illegale e quali strumenti tecnologici esso utilizza.
Come è stato dimostrato da numerose inchieste condotte dalla Guardia di Finanza e Polizia di Stato, le organizzazioni criminali operano all’interno del gioco d’azzardo, sia nell’ambito della legalità che al di fuori.
Si può affermare che le aree del gioco illecito nell’ambito del gioco pubblico riguardino principalmente tre comparti:
- gioco fisico/online mediante apparecchiature poste negli esercizi pubblici (Totem);
- gioco on line effettuato mediante siti irregolari o servendosi dei CTD (Centri Trasmissione Dati) o PDR (punti di ricarica);
- l’alterazione degli apparecchi da divertimento (slot).
Nelle prime due ipotesi, il server o la piattaforma illegale (il “Banco”) viene collocato quasi sempre all’estero perché ciò rende più difficili i controlli e accertamenti. Tuttavia, vi è la necessita che il “Banco” sia raggiungibile dal giocatore italiano. Questo può avvenire grazie ad un semplice collegamento ad Internet, connettendosi a siti illegali, dove il giocatore è più o meno consapevole di giocare su piattaforme prive di concessione.
Un’altra possibilità è utilizzare punti vendita su territorio nazionale che non solo offrono gioco illegale ma forniscono anche assistenza. Non a caso i “Totem” vengono collocati dalla criminalità organizzata negli esercizi pubblici, obbligando gli esercenti tramite intimidazione al fine di ottenere proventi “a nero”, esentasse e riutilizzabili per traffici illeciti. In questi casi si potrebbero operare dei controlli “fisici” nei punti vendita, ma questa metodologia sarebbe poco efficace per contrastare il gioco clandestino.
Per meglio combattere il ramo del gioco per così dire sommerso bisogna prima di tutto individuare la localizzazione delle piattaforme illecite e chiedere alla magistratura italiana di intervenire in collaborazione con le Autorità dei Paesi in cui i server sono collocati.
Inoltre, è stato dimostrato che molto spesso chi si cela dietro a queste organizzazioni criminali è soggetto italiano che vive e risiede in Italia. Pertanto, servirebbe un’attenta analisi documentale volta a rintracciare le persone fisiche che gestiscono le società che offrono gioco illegale sul territorio nazionale.