Il gioco problematico è in calo nel Regno Unito. A renderlo noto è un sondaggio della Gambling Commission che ha mostrato come i tassi di gioco problematici siano rimasti allo 0,2% nell’ultimo periodo. A settembre 2021 tale tasso era allo 0,3% in discesa rispetto allo 0,6% dell’anno precedente.
Il Betting and Gaming Council (BGC) ha evidenziato come questo calo statistico rappresenta un segno meno anche nel mondo reale del gioco problematico. I malati di Gap, infatti, sono scesi da 225.000 a 113.000.
Va inoltre sottolineato come le donne che presentano problemi con l’azzardo siano rimaste allo 0,1%, molto al di sotto della media internazionale.
L’amministratore delegato di BGC, Michael Dugher ha affermato che questi dati rappresentano «un duro colpo per i proibizionisti anti-gioco d’azzardo che amano esagerare notevolmente i problemi». Proprio la battaglia contro i proibizionisti del gioco d’azzardo rappresenta uno degli aspetti più importanti del gambling in Gran Bretagna.
La situazione del gambling in Gran Bretagna
La BGC si batte da tempo perché il governo non dia una stretta al gioco d’azzardo legale in Gran Bretagna. Se così facesse, afferma, si andrebbero a colpire i 22,5 milioni di scommettitori regolari del settore regolamentato e si aprirebbero le porte al gioco irregolare particolarmente aggressivo soprattutto online.
La BGC sottolinea che i dati evidenziano come sono stati fatti innumerevoli progressi nel combattere il gioco patologico, grazie alle diverse iniziative che sono state introdotte. La più importante è senza dubbio la pubblicità per promuovere strumenti di gioco più sicuri, come i limiti di deposito e gli standard di sicurezza.
Secondo il Betting and Gaming Council il reale problema che il gioco d’azzardo in Gran Bretagna è rappresentato da un crescente mercato nero di siti non autorizzati dalla Gambling Commission, ma che accettano scommettitori dalla Gran Bretagna.
Più che una stretta sul gioco d’azzardo serve dunque una regolamentazione ad hoc su quei siti che, pur non potendo operare in Gran Bretagna, attraggono giocatori da quel Paese. Tra l’altro, il governo britannico non vieta ai giocatori d’azzardo di giocare su siti che hanno “licenze diverse” come Malta, Gibilterra o i Caraibi. Ė, dunque, soprattutto il settore del mercato britannico che va tutelato.
Dare un giro di vita a livello nazionale significherebbe, al contrario, acuire il distacco dei giocatori britannici da un mercato controllato ad uno non regolamentato diove però poter ricevere maggiori bonus, quote migliori e più giochi.
Ad oggi il numero di giocatori d’azzardo britannici che utilizzano siti off-shore o “senza licenza” è più che raddoppiato negli ultimi due anni, mentre le scommesse effettuate su attività senza licenza UKGC superano il miliardo di sterline.
Il confronto con altri Paesi
La BGC ha raffrontato anche la situazione britannica a quella di altri Paesi europei. In Norvegia, ad esempio, gli operatori del “mercato nero” assorbono fino al 66% delle scommesse del Paese, ma i tassi di gioco d’azzardo problematici restano stabili intorno circa al 1,4%. La Francia vive una situazione simile con un monopolio rigoroso che penalizza gli operatori esterni.
Il 57% del capitale delle scommesse è stato puntato offshore e il tasso di gioco d’azzardo problematico è dell’1,6% su tutti gli adulti.
La conclusione che se ne trae è che essere rigidi a livello nazionale finisce per acuire il gioco problematico, invece che diminuirlo poiché costringe i giocatori a cercare altrove le «valvole di sfogo» e a fare i conti con una situazione dove si finisce inevitabilmente per essere meno tutelati.
Per questo la BGC punta ad un accordo con il governo per tutelare maggiormente il «prodotto nazionale» del gambling.